Datazione:
1 Gennaio 999 - 31 Dicembre 1999
Descrizione
L'importanza politica, che Lucca ebbe ne' secoli barbari, il numero e la ricchezza delle sue istituzioni di religione e di pietà, l'essersi retta per tanti anni con governo libero, e, forse più di tutto, l'amore che i lucchesi mantennero per le cose paesane, furono le cagioni principali perché si salvassero fra noi tanti monumenti dell'antichità medioevale. Di qui ne venne che vi si prendessero ad investigare gli archivi con assiduità e diligenza, prima che negli altri luoghi fosse usato generalmente [001]; e che ai documenti lucchesi volgessero l'attenzione tutti coloro, italiani e forestieri, che si applicarono allo studio di quella età. Così la critica storica de' moderni ebbe uno de' fondatori nel lucchese Francesco Maria Fiorentini, illustratore della Matilda; e, sull'esempio di lui, fu in Lucca quasi una scuola propria di erudizione, dove ebbero nome principalmente il Mansi ed il Baroni nel secolo scorso [002], e nel presente il Bertini ed il Barsocchini.
Di primaria importanza fra i documenti lucchesi sono le pergamene dell'Arcivescovato, scritte per gran parte ne' tempi de' longobardi e de' franchi; tra le quali si trova la carta originale più antica che rimanga in Italia. Notevoli pure, per età e per numero, sono le altre appartenenti ai canonici di S. Martino. Queste raccolte si conservano in due depositi separati presso la chiesa metropolitana lucchese, ed è noto da quali uomini illustri sieno state consultate, ed in generale, quanta copia d'informazioni sui tre secoli avanti al mille, ne abbia cavata la erudizione moderna [003].
Ma, oltre queste due principalissime, erano in Lucca altre collezioni di cartapecore, appartenenti per lo più ad istituti, i quali modernamente avevano mutata l'indole loro, o del tutto erano venuti a cessare. Nella soppressione delle corporazioni religiose, avvenuta sotto i principi Baciocchi, dal 1806 al 1808, era stato ordinato che i loro libri e le pergamene si deponessero nella Biblioteca Pubblica. Ma ciò era stato eseguito solo in parte e trascuratamente; senza dire che quella roba, tenuta poi a modo di magazzino e nella massima confusione, non giovava a nissuno. Che però queste pergamene monastiche, e le altre sparse ne' vari uffizi e stabilimenti pubblici, si ordinassero e si raccogliessero in luogo conveniente ed aperto agli studiosi, era nel cuore di tutti coloro che amavano il lustro della città nostra. Fra i quali, per non dire de' paesani, è a ricordarsi il piemontese Giulio Cordero da San Quintino, che essendo nel 1819 ospite nostro, e intento allo studio delle antichità lucchesi, invitava il governo di Maria Luisa di Borbone a provvedere alle raccolte diplomatiche, di cui, come egli scriveva, alcune erano state ne' giorni della rivoluzione dissipate e smarrite, altre venute in mano di chi non aveva ragione di tenerle [004]. A questi desideri non fu sodisfatto allora; anzi gli istituti religiosi che si restaurarono sotto quel regime, riebbero le loro pergamene, così confusamente e all'ingrosso, come loro erano state tolte da prima. Quelle però degli istituti soppressi e non ripristinati rimasero nella Pubblica Libreria: dove poi trovarono ricetto anche altre collezioni, che erano rimaste vaganti o in mano di privati. Di che vuolsi dare il merito al bibliotecario Monsignor Telesforo Bini, che a tal fine si adoperò.
Venuta Lucca a far parte del Granducato Toscano, si estese anche qui l'opera della Soprintendenza degli Archivi istituita a Firenze, e tosto si pose mano al riordinamento dell'Archivio dello Stato (1858). Fu allora che il benemerito Soprintendente Prof. Francesco Bonaini pensò che dovesse istituirsi, anzi essere il primo membro dell'Archivio lucchese, una sezione, destinata a raccogliere, separatamente dalle altre scritture, le cartapecore originali e staccate, sull'esempio del Diplomatico fiorentino. Con questa istituzione si otteneva non solamente di riunire in Lucca, in luogo facile agli studiosi, tutte le pergamene che allora erano sparse in vari depositi della città dipendenti dal governo, ma si preparava anche una sede alle altre carte lucchesi, che fossero sopravvenute in mano di lui nel tempo avvenire; ed a quelle in fine delle private famiglie, che volessero fidare alla custodia pubblica una qualità di documenti, che spesso, nelle case de' cittadini, è sottratta alle ricerche degli eruditi, ed alcuna volta si disperde o perisce. Ed invero, ne' pochi anni che passarono da che il Diplomatico lucchese ebbe origine, i suoi progressi furono continui e segnalati. Un certo numero di pergamene si custodivano confusamente fra le carte repubblicane nel palazzo pubblico, e di lì erano passate nell'Archivio di Stato, fino da quando fu ordinato dal governo democratico del 1804. A queste, che furono come il primo fondamento della collezione, vennero a riunirsi le pergamene di varie origini ricoverate nella pubblica Biblioteca, quelle della Direzione degli spedali ed ospizi, dell'Opera di S. Croce, dell'Archivio de' Notari, e quelle de' canonici lateranensi di S. Frediano, che si conservavano presso il R. Collegio. Altre se ne aggiunsero di poi, per compre di raccolte private; ed altre infine, per conseguenza della recentissima legge del Regno, che soppresse le corporazioni ecclesiastiche, ed ordinò che le loro carte si raccogliessero negli archivi.
Tutte assieme le pergamene accolte nel Diplomatico, oggi, gennaio 1870, ammontano al numero di 18,571, di cui 6,944 sono anteriori al secolo XIV. La più antica è del 2 aprile 790; la più moderna del 7 ottobre 1853. Molti privilegi imperiali, bolle e brevi di pontefici, epistole di Concilii, lettere e patenti di principi e di repubbliche, ed altre carte importanti alla storia religiosa, politica e civile, fanno parte di questa collezione, la quale è contenuta in un'apposita sala, che è la prima nel materiale ordinamento dell'Archivio. Le pergamene stanno in armadi chiusi, e sono distribuite con ordine assolutamente cronologico. Secondo la pratica antica, riconosciuta ottima alla conservazione, sono queste arrotolate e legate ognuna per sé. Sulla parte esterna del dorso portano la indicazione della data, e della serie a cui appartengono; le quali cose si ripetono in un viglietto o cartellino pendente. Ai sigilli, di cui alcune sono munite, si ebbe riguardo speciale; anzi, allorchè questi erano aderenti alla carta, ed avrebbero sofferto nella piegatura, si provvide, facendo una suddivisione di Pergamene con sigilli fragili, senza però disturbare l'ordine generale della raccolta. Per ciò che spetta alla illustrazione, diremo che moltissimi spogli ed inventari di pergamene erano stati fatti ne' tempi passati dai nostri eruditi, anche per cura delle amministrazioni cui appartenevano allora que' documenti. Ma, per quanto siffatte compilazioni possano tuttavia consultarsi con profitto, ed alcune sieno anche condotte con assai accuratezza, fu debito nostro d'intraprendere un nuovo ed universale regesto delle pergamene oggi raccolte nel Diplomatico, regolandoci con una giusta larghezza, e con quelle avvertenze che oggi sono desiderate dagli studiosi e dai ricercatori degli archivi. L'opera, già bene avviata, si eseguisce per mezzo di schede volanti, dove di ogni pergamena si nota la data, il notaio, ed il tenore dell'atto con tutte particolarità dei luoghi, delle persone, de' prezzi, degli oggetti, de' testimoni etc. Queste schede si conservano collocate puramente per ordine cronologico, come stanno appunto le pergamene; ma poi si copiano anche in libri appositi per ogni provenienza. Talchè si avrà quindi innanzi un regesto universale, e tanti regesti speciali quante sono le provenienze: e, si l'uno che gli altri, porteranno gli spogli per ordine di tempo.
Le vicende delle istituzioni e delle persone, che nel corso de' secoli ebbero in possesso gli antichi documenti, di frequente furono cagione che non si serbassero le originali e genuine riunioni dei medesimi; ora essendosi divise e sparpagliate le raccolte numerose, ora, e più spesso, essendosi confusi più documenti, di qualità ed origine varia, in una raccolta sola. Per ciò che si attiene alle pergamene nostre, si è tenuta ferma (meno in un solo caso) la distribuzione e la nomenclatura che avevano allorchè passarono nel Diplomatico. Però, tutto quello che ci è stato dato di sapere sulle origini primitive, e in generale sulle vicende delle diverse raccolte, sarà notato nella seguente breve illustrazione. Le serie, onde il Diplomatico è attualmente composto, diversissime però per la quantità e per la importanza delle carte, sono in numero di ventinove, e qui appresso si registreranno, disponendone i titoli per ordine di alfabeto.
Strumenti di ricerca:
inventario a stampa
Consistenza:
pergg: 22040
Totale unità: 22040
Aggiornamenti:
2007-02-01, TG