Datazione (rilevata):
21 Marzo 1318
01. Atto
Datazione (rilevata):
21 Marzo 1318
Persone:
rogante: Benassai Luparelli da Torre (signum: 1)
Regesto:
ser Benassai Luparelli da Torre Paganuccio e Bianco fratelli, che abitavano a S. Pancrazio, e Bonavere vinattiere loro fratelli, tutti figli di Aldebrandino dal Poggio di s. Pancrazio, in passato avevano riconosciuto con atto pubblico di essere renditori del messo Iacopo del fu Ghiandolfino di Lucca, e degli altri figli di Ghiandolfino, per divenire in seguito, dopo divisione tra tali fratelli, renditori soltanto di Iacopo, relativamente ad un canone di staia 12 di grano e 12 di miglio annue, per sette appezzamenti di terreno.
Ghiandolfino aveva comperato quelle terre da Guido e Alamanno fratelli, figli del fu Mambello da Collodi, e le terre erano state riconfinate nel 1273, al momento della riconduzione di Paganuccio e Bianco da Iacopo.
Bartolomeo di iacopo di Ghiandolfino, per dote di Amata sua figlia, aveva dato nel 1304 al genero Iacopo, detto Puccino, cordellaio, figlio del fu Bonaventura Bartolomei, della contrada di S. Donato, la rendita corrispostagli dagli eredi di Paganuccio e Bianco di S. Pancrazio. Oggi Bonaventura detto Tuccoro, del fu Nicolao di Paganuccio di Aldebrandino, a nome proprio e di Piero suo fratello, e monna Caruccia, vedova di Vitale di Bianco, a nome proprio e come tutrice dei figli Nuccoro e Puccino, riconoscono di tenere tali beni e di essere renditori di Amata e riconfermano la rendita da corrisponderle. Amata riconferma loro la locazione. "Actum Luce", testimoni Bettino Simi, cordellaio della contrada di S. Donato, Talino di Bonifazio da Montuolo e Fasiuccio suo figlio.
In calce, nota di ser Iacopo Buiamonti, 1333 ottobre 21, circa un sequestro da eseguirsi contro Caruccia e gli eredi di Bartolomeo.
Tale disposizione appare rinnovata in due note tergali degli anni 1341 e 1342.
Proveniente da Notari (p. I) 1631/I.
Aggiornamenti:
1900-01-01, Contessa
2006-12-31, Nelli Sandro
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